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personaggi - carmine crocco

Al poeta dialettale
Ernesto Grieco
Via Matteotti – Rionero in Vulture
 

Caro Ernesto,

di Carmine Crocco io penso tutto il bene possibile che è ragionevolmente possibile pensare e dei Piemontesi tutto il male possibile che è altrettanto ragionevolmente possibile pensare poiché sia la vicenda umana e storica di Crocco che quella relativa al fenomeno piemontese in Basilicata negli anni dell'Unità sono da collocare né più né meno nel periodo in cui Crocco è vissuto e nel tempo in cui i Piemontesi unilateralmente hanno occupato le terre del Sud sottratte ai regnanti che legittimamente governavano il territorio meridionale.

Il Regno di Napoli, più a ragione che a torto, era considerato tra gli altri stati italiani il più ricco.

Più del Piemonte certamente, poiché Cavour e Vittorio Emanuele II l'avevano indebitato per far fronte alle guerre contro l'Austria. Più dello Stato Pontificio, impegnato anch'esso a mantenere un suo esercito per costruirsi un riparo dai tentativi mai nascosti di aggressione piemontese su Roma, sostenuta dalle massonerie italiana ed internazionale, da democratici e liberali, da lobbies anticlericali.

Tutti quelli che avevano tentato di ostacolare il cammino “unitario” del Piemonte sull'Italia intera sono stati bollati o come “reazionari” – i Borbone, o gli aristocratici e la borghesia loro alleati - o come “briganti” – Carmine Crocco e tutti i ribelli che si sono armati in Basilicata e nel Sud nel tentativo di difendere la pelle e l'onore.

E' accaduto proprio così. La nobiltà, la borghesia e il popolo che appoggiavano gli invasori sono stati definiti democratici, illuminati, patrioti. La nobiltà, la borghesia e il popolo che sostenevano il re di Napoli o semplicemente una condizione idonea a rimanere al riparo dalle ingiustizie dei potenti sono stati definiti reazionari, ottusi, accattoni, ignavi, sfruttatori e peggio ancora briganti e assassini. Per me Crocco non era un brigante. Crocco era un ribelle.

Quello che i Savoia e i loro alleati, nobili e borghesi hanno prodotto nel tessuto economico-sociale-politico meridionale dal 1861 al 1946 è consegnato alla storia da una copiosa quantità' di saggistica e narrativa e letteratura in genere ove i Savoia non spiccano certo per coraggio o per onore. Altro che distinguo tra galantuomini e cafoni! L'unico galantuomo che io conosco di casa Savoia, dalle pagine di storia, è Umberto II ultimo re d'Italia – il Re di Maggio - figlio di quel Vittorio Emanuele III fuggito da Roma come un coniglio per mettersi sotto la protezione degli Alleati, tra Brindisi e Salerno anziché rimanere a Roma ed assumersi intera la responsabilità dell'entrata in guerra dell'Italia. Crocco e i ribelli a lui vicini erano certo più coraggiosi, più uomini di fegato, più uomini di onore. E ne avevano di dignità.

I tuoi versi in vernacolo, Ernesto, contenuti ne Lu cunt r' Crocch – Il racconto di Crocco – fanno giustizia di parecchi luoghi comuni e cominciano sicuramente a raccontare la storia di quei personaggi rioneresi e meridionali con maggiore fegato. Perché la verità la racconta solo chi ha fegato. E tu puoi raccontarla forse meglio di altri. Sì, perché chi fa storia attraverso le carte ha bisogno di carte per affermare o negare. Ci vogliono le verità accertate! Ma chi fa storia attraverso racconti (i cunt) può tranquillamente raccontare verità dette e tramandate senza bisogno di certezze. La poesia, la narrativa, la novella, la leggenda, sono un po' come la filosofia: dicono “il perché” delle cose, non potendo dire “il come” avvengono le cose, prerogativa invece della scienza.

Perciò tu puoi raccontare con successo, ed ancora meglio entro queste precise circostanze. Complimenti.

 

Rionero, 6 Gennaio 2007

Prof. Pasquale Tucciariello