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06/01/2024

Sergio Mattarella e l’impegno politico nonostante la tragedia
di Michele Lacava

 

     La mattina del 6 gennaio 1980, Letizia Battaglia è in giro per le strade di Palermo insieme a sua figlia Patrizia e al suo compagno Franco Zecchin. Sono di ritorno da un aperitivo tra amici, quando, in via della Libertà, si imbattono in una folla che circonda un’autovettura ferma sulla strada.

Nell’aria la tensione lascia presagire che si sia trattato di un incidente. Ma Letizia ancora non sa che sta per diventare la prima testimone di uno dei delitti più sconcertanti della sua vita e di quella di un Paese che ancora oggi si trova a farne i conti, anche perché ha alla sua guida un’altra delle vittime di quella giornata cruenta. In quegli anni, la Battaglia, collabora come fotografa con il quotidiano locale L’Ora, coraggioso giornale palermitano conosciuto soprattutto per la sua dura linea antimafia. E in quella mattina di gennaio che avrebbe dovuto chiudere le festività natalizie e sancire il ritorno alla routine, si trova a realizzare uno scatto che avrebbe immortalato una delle pagine più oscure della storia repubblicana e l’avrebbe resa celebre.

La foto, infatti, ritrae Sergio Mattarella estrarre da una Fiat 132 il corpo esanime di suo fratello Piersanti, freddato da colpi di arma da fuoco esplosi da ignoti che rimangono tali ancora oggi. I primi sospetti fanno pensare a un delitto di matrice mafiosa. Dopotutto, la Sicilia, in quegli anni, ne ha visti commessi parecchi.  Piersanti Mattarella, esponente di spicco della Democrazia Cristiana molto vicino al compianto Aldo Moro, era Presidente della Regione Sicilia da appena due anni, essendo entrato in carica solo il 9 febbraio 1978. Anche suo fratello Sergio segue la politica, ma ne diventerà uno dei protagonisti solo molti anni più tardi e dopo quella fatidica Epifania.

Oggi, Sergio Mattarella, è capo di Stato al suo secondo mandato, nonché una delle figure istituzionali più autorevoli che ci siano a prescindere dal ruolo che ricopre. Ma mi sono sempre chiesto, e non credo neanche di essere l’unico, chi e che cosa sarebbe oggi senza aver vissuto quel dramma famigliare. Ci sono vite che si scoprono indebolite o smarrite dopo che attraversano il dolore. Persone che crollano sotto il peso della tragedia rassegnate al fatto di non avere più un senso per tirare avanti. Ma Sergio Mattarella un senso l’ha trovato, o forse, l’ha sempre avuto ma aspettava solo il momento giusto per rivelarselo e rivelarlo. Come tutti coloro che sono caratterizzati da una grande tempra morale, ha preso il dolore e l’ha indirizzato verso un impegno politico passato per tutte le più importanti tappe istituzionali, che l’ha reso una delle poche figure credibili di tutto il panorama politico nazionale. Personaggio equilibrato non solo per motivi costituzionali, Mattarella incarna perfettamente la saggezza e l’assertività che dovrebbero essere proprie di un capo di Stato, in un contesto sempre più caotico e pieno di livore. Personaggio stimabile, dai modi compassati, spesso costretto a smussare gli eccessi di chi, forse, in politica ci è finito per sbaglio. Credo che nei luoghi pubblici non debba essere affisso sui muri il tipico ritratto presidenziale in posa seriosa. O, meglio, non dovrebbe valere per Sergio Mattarella.

Dovrebbe essere sostituito, piuttosto, con la foto di quel 6 gennaio, Epifania civile e politica più che religiosa. Per ricordarci che può esistere l’impegno malgrado la tragedia. Per ricordarci che il dolore non è e non può essere una scusa per rinunciare a lottare per un mondo giusto e per quello in cui si crede.

Michele Lacava
Centro Studi Leone XIII

 

 

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