blog
27/06/2023
Dialetti e racconti |
|
di Pasquale Tucciariello |
Dialetti e racconti come sigillo di identità è il tema in discussione oggi, lo sottoporremo ad analisi per verificare se dialetto, racconto, favola, leggenda, poesia inerenti al territorio possano fare storia. Ammesso che ci sia bisogno di storia.
Non c’è futuro senza un passato, il passato è un’eredità, un patrimonio di cui possiamo disporre. Se ne può disporre con maggiore efficacia se apprezziamo come esso ci è stato trasmesso, o raccontato, o lasciato. E quindi facciamo storia, recupero di dati collegati gli uni con gli altri, ricerca di fonti primarie, documenti di varia natura, o narrazione di fatti. E’ storia.
Siamo vite alienate come se esse non ci appartenessero più? Siamo vite spezzate tra tecnica senza scienza e tecnicismi senza creatività, passione, gusto, sentimento? Non vogliamo più sottrarci all’uso di tecnologia sbrigativa che sostituisce docenti e formatori, orientatori e pedagoghi?
Le ragioni dell’anima stentano a ritrovare una propria strada ed un singolare percorso condiviso, vitale, creativo, esistenziale.
Ma una strada d’uscita c’è, ci deve pur essere; quando una porta si chiude c’è sempre un portone che si apre.
Una terapia.
Proviamo a tornare alle radici, alla dimensione affettiva ed umana, esistenziale e storica perché storico è il tempo delle donne e degli uomini. Tempo e spazio, strutture ontologiche del pensiero, garantiscono i legami con il passato, ne garantiscono identità, studio e libertà.
E allora va recuperata la memoria storica attraverso il recupero ed il legame dei contesti locali e territoriali, attraverso le fonti orali e quelle scritte, le tradizioni e le storie personali.
La terapia consiste nel recupero dei valori della tradizione che stabilisce l’identità, le radici, l’appartenenza, i contenuti umani, legami ed affetti, relazioni e significati. Su queste premesse, e solo su queste – colonne portanti – possiamo costruire il futuro
Pasquale Tucciariello
Ritorna alla sezione BLOG per leggere altri contributi