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06/07/2024

Le 7 meraviglie del Vulture
di Pasquale Tucciariello

 

In Basilicata – anticamente Lucania – si eleva il Monte Vulture (1326 m.) con i suoi sette colli. Vulcano attivo fino al Pleistocene (130mila anni fa). Sette colli, sette meraviglie.

Laghi di Monticchio. L’ultima eruzione del Vulture ha originato i suoi occhi, i due Laghi di Monticchio, nel territorio di Atella e di Rionero in Vulture. Sono due laghetti, autentiche meraviglie della natura, posti a 660 m. slm., entro una vegetazione spettacolare. Sorgono qui attività economiche di ricezione, di ristoro e punti vendita di prodotti alimentari ed artigianali dell’area.

 

 

 

Abbazia di San Michele Arcangelo. Le origini risalgono al IV secolo come riparo di monaci in grotte scavate nel tufo. Poi arrivarono i monaci Basiliani prima e i Benedettini dopo, intorno al 900. Struttura religiosa imponente che si specchia nel Lago Piccolo di Monticchio, papa Niccolò II vi giunse per consacrare la chiesa con rito latino. In epoche successive vi arrivarono monaci Agostiniani e poi monaci Francescani. Notevole il loro contributo per l’ampliamento della struttura, soprattutto ad opera di un frate, padre Michelangelo da Rionero. L’Abbazia ospita anche il Museo di Storia Naturale del Vulture.

Abbazia di Sant’Ippolito. Tra il X e il XV sec., tra i due Laghi di Monticchio sorgeva il convento abbaziale di Sant’Ippolito con i Benedettini. La struttura è andata completamente distrutta col terremoto del 1456 e i monaci si trasferirono nell’Abbazia di San Michele. Di Sant’Ippolito rimangono scavi e ruderi portati alla luce. L’opera di scavo e di ricostruzione va avanti. La struttura è ben visibile dall’esterno delle mura.

 

Terra dei tre liquidi. Vino Aglianico del Vulture(oltre 1500 ettari coltivati a vitigno), acque minerali nei comuni di Atella e di Rionero, olio pregiato. Nel territorio del Vulture – ma generalmente in tutta la Basilicata – terreno fertile e clima favorevole consentono coltivazione, produzione e commercializzazione di prodotti dell’agroalimentare entro un sistema produttivo primario che la Regione vuole favorire e sviluppare con investimenti importanti. Del resto, le condizioni geo-climatiche lucane estremamente favorevoli consentono immense coltivazioni specialmente nelle aree pianeggianti, nella Valle di Vitalba (con i Comuni di Rionero, di Atella, di Ripacandida, di Filiano, di Avigliano, di San Fele, di Ruvo del Monte e più in sù di Rapone), nelle distese del Melfese con i territori di Gaudiano di Lavello e nelle pianure dell’Alto Bradano. L’agroalimentare è la sfida delle sfide. I prodotti agricoli risultano essere tra le eccellenze lucane. E l’agroalimentare potrà soddisfare necessità alimentari di qualità superiore. Sul Vulture sorgono centinaia di ettari di castagneti sui versanti di Atella, di Rionero e di Melfi. Il “Marroncino di Melfi” è denominazione protetta (Dop) ed è richiamo turistico notevole.

Terra dei tre castelli. Il Castello di Melfi, di epoca medievale, sede del Museo Archeologico Nazionale del Melfese, dall’XI sec. in periodo normanno al XIII sec. in periodo svevo, ha conosciuto periodi storici fantastici per un Sud spesso a torto considerato a corto di storia. Ne è ricchissimo invece. Tra il 1059 e il 1137 qui si sono tenuti ben 5 concili ecumenici in pieno periodo medievale, a partire da papa Niccolò II che vi soggiornò. Ma fu sede e capitale del Ducato di Puglia e di Calabria. E nel Concilio di Melfi del 1089 papa Urbano II promulgò la Prima Crociata per la riconquista di Gerusalemme. Ma già nel 1067 papa Alessandro II tenne il Concilio di Melfi II, e papa Pasquale II nel 1101 convocò il Concilio di Melfi IV, e papa Innocenzo II celebrò il Concilio di Melfi V nel 1137, e poi nel 1130 un altro Concilio di Melfi fu tenuto ad opera dell’antipapa Anacleto II. Non fu solo il castello dei papi. In periodo Svevo, sede preferita di Federico II. Qui venne scritto il codice legislativo del Regno di Sicilia – le Costituzioni di Melfi – redatto dai più autorevoli intellettuali del tempo. In periodo Angioino, da Carlo II d’Angiò e fino alla dinastia dei Doria nel secolo scorso, il Castello di Melfi fu al centro di avvenimenti di straordinario interesse storico. Il Castello di Lagopesole, di epoca medievale, sorto su impianto normanno e successivamente ampliato, fu dimora di Manfredi, figlio di Federico II e re di Sicilia insieme con la moglie, Elena degli Angeli figlia del re di Epiro. Struttura incredibilmente bella e maestosa, anche per la sua felice posizione geografica (domina sull’intera Valle di Vitalba) è sede di eventi culturali. Il Castello di Venosa, XV sec., costruito dal duca Pirro del Balzo, è sede del Museo Archeologico Nazionale e di iniziative culturali. Praticamente è il cuore di Venosa, terra di Orazio. Il sito archeologico di Notarchirico, che conserva tracce del passato fino a 700 mila anni, fa di Venosa una delle città lucane più visitate.

 

Le cascate di San Fele. Il torrente Bradanello porta acqua nella Fiumara di Atella, che confluisce nell’Ofanto e si perde nel mare Adriatico. Quell’acqua del Bradanello, lucana in territorio di San Fele, si mostra in cascate, “Le cascate di San Fele”, spettacolo della natura che da alcuni anni richiama decine di migliaia di turisti dall’Italia e dall’estero.

 

Irccs Crob. Ospedale oncologico regionale sorto a Rionero in Vulture. Struttura di eccellenza (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), è praticamente il fiore all’occhiello della Basilicata in ambito sanitario. Con gli ospedali di Bari e di Napoli, Rionero forma il triangolo sanitario di elevatissimo spessore scientifico per la cura dei tumori.

 

Alle 7 Meraviglie del Vulture, in verità, andrebbero aggiunte moltissime altre situazioni storiche, culturali in genere, naturali ed ambientali capaci di grande attrazione turistica, come la Badia Santa Maria di Pierno, risalente al XII sec. in territorio di San Fele; il Santuario di San Donato a Ripacandida, gemellato con la Basilica di San Francesco di Assisi per i suoi affreschi del 1500 (la struttura viene da più parti indicata come risalente al XII sec,); il sito archeologico preromano e romano di Torre degli Embrici tra Rionero ed Atella; i monti di Santa Croce, i monti del Carmine e il Monte Caruso subito a ridosso della Valle di Vitalba; le aziende di allevamenti di vacche e di pecore con i prodotti caseari di eccellenza (Fattorie donna Giulia dei Saraceno di Atella e il Pecorino di Filiano).

Sono meraviglie, così chiamate dai turisti più che dai residenti. Esse fanno della Basilicata una regione che nulla ha da temere, per grandi risorse di acque e di idrocarburi nel sottosuolo, e per capacità umane che si fanno strada con tenacia ed intelligenza imprenditoriale. Meraviglie sommate alle altre: Matera e Maratea, la fascia metapontina, Potenza e i centri urbani minori intorno, le Dolomiti Lucane con Castelmezzano e Pietrapertosa, i tantissimi altri borghi visitati soprattutto da Pugliesi e Campani.

Una regione, la Basilicata, che non ha nulla da temere. 

Pasquale Tucciariello, Centro Studi Leone XIII – www.tucciariello.it

 

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