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11/03/2024
Omaggio a Lagrange |
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di Sonia Topazio |
Giuseppe Luigi Lagrancia nasce a Torino nel 25 gennaio 1736 e muore a Parigi nel 1813 quando già da gran tempo aveva assunto il nome di Joseph-Louis Lagrange.
Il fascino di Parigi e della Francia è troppo forte per non farsi trascinare, sia per la lingua francese, divenuta strumento di comunicazione europea non solo per la diplomazia, ma anche per le lettere, le arti e le scienze sperimentali, sia per il potere politico esercitato dai re, poi dai rivoluzionari, infine da Napoleone.
Lagrange rimane indenne dai cambiamenti politici e sociali (l’Ancien regime, la Rivoluzione francese, la dittatura napoleonica) per il nome di gran prestigio che gli procurano teoremi e calcoli matematici, meccanica, fisica, scienze naturali, astronomia.
Il linguaggio matematico si sa è rigoroso e logico con una sua struttura interna, e perciò consente, a chi lo usa e lo parla, una comunicazione più immediata e più veloce. Le ricerche nei vari campi della scienza sperimentale corrono, vengono comunicate tra i grandi studiosi del tempo, ne sono informati gli stessi sovrani d’Europa attenti a chiamare a sé e circondarsi di intellettuali eruditi e Lagrancia viene chiamato prima a Berlino da Federico II di Prussia e successivamente a Parigi dove fa parte del Bureau des Longitudes e ove si stabilisce fino alla morte.
Torino non ha saputo riportare a casa un grande uomo di scienza. Si è limitata, la città, ad intitolare a Lagrange una via, una piazza, e il Dipartimento di scienze matematiche del Politecnico. Due secoli fa, i talenti già prendevano strade oltre Italia, evidentemente incapaci, noi, di trattenerli fornendo strumenti e condizioni tali da tenerli legati ad un disegno strategico.
La domanda viene spontanea: un parallelo reale con la cosiddetta “fuga dei cervelli” contemporanea”?
In un certo senso sì, perfino nel periodo più fervido dell’intellighenzia illuminista italiana.
Un fenomeno subìto addirittura dal più grande matematico di tutti i tempi: l’illustre Joseph-Louis Lagrange, fondatore, a soli venti anni, della Società privata Scientifica, che diventerà poi Accademia delle Scienze di Torino.
Interessante è scoprire che il noto matematico è in realtà italiano, torinese in particolare, con nome appunto di Giuseppe Luigi Lagrangia, e che quindi l’attuale fenomeno della “fuga dei cervelli” ha radici lontane nel tempo.
A Parigi scrive gli epocali “Meccanica Analitica” in cui espone il suo nuovo sistema analitico intitolato “Lezioni sul calcolo delle funzioni” e “Teoria delle funzioni analitiche”.
Ma come nasce l’enfant prodige Lagrange?
Sostanzialmente autodidatta, sotto la guida di Beccaria, che non è esattamente un matematico.
Lagrange viene indirizzato da suo padre agli studi giuridici, ma il fanciullo Lagrange prende in prestito, e di nascosto, le opere di Eulero, di Maria Gaetana Agnesi e di altri matematici dell’epoca.
Frequenta le lezioni del professore di fisica, padre Gianbattista Beccaria ed è proprio Beccaria a convincere Lagrange senior di lasciar proseguire gli studi di matematica, avendo scoperto il genio sublime del suo figliolo.
Quando nel 1757 Lagrange, con gli amici coetanei, ventenni, Gian Francesco Cigna (medico) e il conte Giuseppe Angelo di Saluzzo fonda la Società Scientifica, appena due anni dopo viene pubblicato il primo volume, numero zero, di Miscellanea filosofico matematica, che contiene tre articoli di Lagrange, ancor oggi considerati fondamentali per lo studio della meccanica.
La pubblicazione viene distribuita alle società scientifiche europee; gli studiosi del settore ne rimangono stupiti per il fatto che un giovane sconosciuto avesse scoperto un tassello in più sul calcolo delle variazioni, dove Eulero si era dovuto fermare.
I notabili della materia si chiesero chi fosse il ragazzo prodigio di cui nessuno aveva mai sentito parlare.
Subito diviene noto in tutta Europa.
Nel frattempo, a Torino ha un posto di assistente dell’allora professore di matematica che insegna presso la prestigiosa scuola d’artiglieria dell’arsenale dell’esercito, ma che però Università non era; a Torino continua a pubblicare e scrivere articoli importanti, ma non vede grandi prospettive di carriera.
Nel 1766 alla soglia dei trent’anni, gli giunge una proposta (quando proprio non se l’aspettava) dalla Germania, direttamente da Federico II di Prussia, una prestazione stabile in qualità di direttore dell’Accademia prussiana delle scienze, con uno stipendio sette volte maggiore rispetto a ciò che guadagna in Italia.
Lagrange lascia Torino per sempre.
Federico il Grande gli apre le porte al Mondo, ma molti scienziati locali non sopportano la figura dello straniero a Berlino e dunque alla morte del re, Lagrange decide di accettare l’invito di Luigi XVI di Borbone di trasferirsi come membro straniero all’ Accademia delle scienze di Parigi.
In Francia pubblica Mechanique Analitique, un trattato le cui idee sono ancora alla base degli studi della meccanica odierna, ma ricordiamo anche che è altresì il fondatore del calcolo della reazione che è una disciplina che in Italia ha dei grandi cultori nella grande scuola di Ennio De Giorgi presso La Normale Superiore di Pisa.
Tornando a Parigi, solo dopo due anni circa dal suo autorevole incarico, scoppia la Rivoluzione francese.
Mantiene un atteggiamento prudente. Accettare tutto ciò che gli viene chiesto di indagare: calcolare le traiettorie dell’artiglieria, la fabbricazione delle polveri da sparo, poi presiede la commissione di pesi e misure che darà vita al sistema metrico decimale e insieme al suo amico chimico Lavoisier studiano un modello economico del regno di Francia che avrebbe risanato le finanze del Regno.
Come dicevamo all’inizio di questo articolo, riesce a passare indenne al periodo rivoluzionario; invece, il suo amico Lavoisier viene ghigliottinato (1794) e per lui Lagrange detta un epitaffio divenuto famoso: “C’è voluto solo un attimo per tagliargli la testa, e forse non basterà un secolo per produrre un’altra testa così”.
Dopo gli anni difficili della Rivoluzione, arriva al comando un grandissimo esperto e appassionato di matematica: l’Imperatore Napoleone Bonaparte che colma di onori Lagrange nominandolo senatore. Lagrange è il primo professore della neonata Ecole Politecniche.
Quasi trecento anni or sono si spegneva a Parigi Joseph-Louis Lagrange, sepolto nel Pantheon assieme ai grandi di Francia. Il suo nome compare sulla Tour Eiffel tra i 72 più importanti scienziati che hanno onorato la Francia Morì al colmo della gloria scientifica, poco prima che uno dei suoi grandi estimatori, appunto Napoleone, terminasse la sua parabola politica e militare che avrebbe condotto la Francia e l'Europa verso il Congresso di Vienna e la Restaurazione.
Sonia Topazio
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