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26/07/2022

La Formazione e la valutazione dei docenti, una questione sempre aperta
di Rosella Tirico

 

I test della personalità sarebbero utili per selezionare il personale docente?
È recente l’affermazione del filosofo accademico e psicoanalista prof Galimberti Umberto, che auspica di selezionare maestri e professori sottoponendoli ad un test sulla personalità, per evitare che possano “rovinare” con azioni inopportune ed una comunicazione inadatta intere generazioni di studenti. La capacità comunicativa ed empatica è sicuramente un aspetto fondamentale nell’approccio educativo e fornisce al docente quella marcia in più che gli consente di creare coinvolgimento e di affascinare i propri studenti fino a far amare, attraverso il proprio entusiasmo, la disciplina che insegna.

In effetti i nostri destini sono spesso segnati dagli incontri che facciamo nella vita e non riguardano soltanto la dimensione scolastica ma anche quella sanitaria e lavorativa.  Ci sono delle responsabilità esistenziali che gravano su alcune professioni come per esempio quella del docente o del medico. La predisposizione a tali professioni è fondamentale ma è altrettanto importante verificare in itinere, negli anni, lo sviluppo in positivo o in negativo delle capacità comunicative che possono evolversi in competenze o sparire del tutto, secondo le diverse esperienze ed incontri professionali. Infatti successi o frustrazioni possono modificare nel tempo gli atteggiamenti, creando distacco o cinismo, oppure un accrescimento positivo. Un semplice test sulla personalità, per esempio, ci potrebbe dare una sicurezza effimera sugli aspetti relazionali del futuro docente. La complessità della professione unitamente alle variabili che possono intervenire nei diversi contesti richiedono una sorta di follow-up.

E quindi chi sarebbe in grado di testare questi aspetti comunicativo-relazionali sia a livello iniziale che in itinere? La normativa prevede, nelle scuole, la presenza di un Comitato di Valutazione, che negli anni è stato utilizzato quasi esclusivamente per aspetti essenzialmente formali e burocratici.  Il Comitato approva l’immissione dei docenti in ruolo durante l’anno di prova, e su richiesta specifica del docente, può anche valutarne il servizio. Ma questo non avviene quasi mai. Anche l’ipotesi di affidare al dirigente scolastico l’osservazione e la valutazione del servizio dei docenti è stata sempre controversa e mai accettata. Anzi, l’eliminazione delle qualifiche ai docenti a fine anno, espresse in passato dal direttore didattico, è stata vista come una conquista sindacale.

Il tema della formazione dei docenti per le scuole di ogni ordine e grado è sempre stato analizzato, commentato e discusso, ma mai affrontato e risolto completamente in una dimensione nazionale che fosse anche coerente con indicazioni europee.
L’avvicendarsi di Governi e Ministri che sembrano sempre orientati più al mantenimento dei consensi che alla coerenza dei loro mandati, ha creato un sovrapporsi di provvedimenti e di iniziative tendenzialmente prudenti nel non stabilire specifici vincoli e ricadute sulla “carriera” che potessero contrariare troppo la categoria docente, particolarmente sensibile a questo tema, anche se l’art. 1, comma 124, della legge n. 107/2015 indica la formazione in servizio dei docenti di ruolo come obbligatoria, permanente e strutturale oltre che coerente con il Piano dell’Offerta Formativa delle singole scuole.  

Il tema della formazione non si può scindere da quello della valutazione e conseguenzialmente dal più concreto problema degli stipendi dei docenti, che in Italia sono tra i più bassi d’Europa per ogni ordine e grado di istruzione. Spesso si ignora che per essere ben pagati è necessario essere ben valutati e capaci di rendere conto di scelte, azioni e risultati. L’accountability, ovvero l’assunzione di responsabilità professionale insieme al rendere conto in modo trasparente del proprio lavoro, non sembra essere un punto forte della nostra Repubblica democratica, in tutti i settori lavorativi si invoca ma raramente il cittadino ne rimane soddisfatto.

FORMAZIONE ASPETTI NORMATIVI
La fase iniziale della formazione e le modalità di reclutamento del personale docente sono state recentemente normate attraverso la definizione di specifici percorsi universitari a carattere abilitante, con un sistema di crediti che conducono il futuro docente verso una sempre maggiore specializzazione a livello didattico e pedagogico. È recente anche la normativa che riguarda i neo-immessi in ruolo. (1)

Essa prevede che il dirigente scolastico stipuli un Patto Formativo iniziale per poi seguire il docente attraverso un Bilancio di Competenze ed un Patto Per Lo Sviluppo Professionale. Il docente neo immesso, seguito da un Tutor, a fine anno scolastico illustra al Comitato di Valutazione interno alla scuola le proprie esperienze arricchendole di considerazioni e commenti.

La successiva nota MIUR N.2915 del 15 settembre 2016 indica i parametri per la formazione in servizio del personale docente. Si considera la formazione chiave per lo sviluppo del Piano di Miglioramento della Istituzione e deve essere concepita in modo strutturale ed obbligatorio attraverso “unità di sistema” da documentare in un portfolio docente e da utilizzare come leva per il cambiamento.  Facendo seguito a quanto descritto all’interno dei c.7 e 124 della L.107/2015, la nota MIUR n. 2915, indica le tematiche, le modalità e le priorità della formazione del personale della scuola per il triennio 2016/19 finalizzandole alla predisposizione del Piano Nazionale per la Formazione.  Le aree indicate per sviluppare percorsi formativi riguardano i temi dell’autonomia organizzativa e didattica; della didattica per competenze e dell’innovazione digitale; lo sviluppo di competenze in lingua straniera; la prevenzione del disagio giovanile; l’inclusione, la disabilità e l’integrazione; le competenze di cittadinanza; scuola e mondo del lavoro; la valutazione ed il miglioramento. Le stesse aree, anche se con alcune modifiche, vengono riproposte per la formazione nel DL n.36/2022 convertito in legge n.79/2022. In esso si ridefinisce il sistema di formazione iniziale e reclutamento per la scuola secondaria, ma si introduce anche un nuovo modello di formazione ed aggiornamento permanente, a partire dal personale individuato come “figura di sistema”, ma non escludendone la possibilità anche ad altri docenti di ruolo. Si punta in tal modo su quei docenti che sulla base della disponibilità personale e di esperienze pregresse, collaborano attivamente e concretamente nell’ambito della organizzazione scolastica e che quindi non dedicano il proprio tempo professionale, oltre le ore di insegnamento, esclusivamente alla preparazione delle lezioni. I percorsi di aggiornamento, di durata triennale, articolati in progettazioni, tutoraggi e modalità didattiche innovative, consentiranno l’accesso ad un incentivo salariale, previa verifica finale del Comitato di Valutazione della scuola di servizio. Dopo aver superato con successo almeno tre percorsi di formazione triennale si potrà ottenere la qualifica di docente “esperto”.

Le su citate attività di aggiornamento sembrano mettere in atto un percorso di resilienza basato più sulla caparbietà ed abnegazione assoluta che su un effettivo riconoscimento di competenze e conoscenze maturate soprattutto attraverso una relazione educativa efficace. La realizzazione di una eventuale carriera docente è così proiettata nel futuro e richiede capacità immaginative oltre che una profonda fiducia nella propria esistenza (2) . Il DL 36/22 richiama la proposta Aprea (mai attuata) di non lontana memoria in cui si ipotizzavano tre figure di docente: iniziale, ordinario ed esperto (3) .

RUOLO DELLA SCUOLA E RUOLO DEL DOCENTE
Ma per capire quale valore dare all’azione del docente e come valutarlo è necessario riflettere sul ruolo della scuola nella nostra società. Capire se essa deve prevalentemente formare, istruire oppure educare. Perché pur trattandosi di dimensioni intrecciate esse nascondono delle sfumature valoriali e politiche interessanti. Personalmente ritengo che il formare comprenda l’educare e l’istruire, poiché oltre ad aspetti comportamentali e di crescita personale si riferisce anche all’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze (dimensione dell’istruzione) che poi ricadono nell’essere della persona e nei suoi comportamenti (dimensione educativa).

Altra questione aperta è tra la scuola con funzione pubblica con il ruolo di fornire un livello di istruzione spendibile e certificabile e la scuola di sussidiarietà educativa intesa come leva e supporto alla famiglia. Nel primo caso la professionalità del docente deve presentare una forte formazione disciplinare per esercitare in modo coerente anche la funzione certificativa, al di là di quelli che possano essere i singoli bisogni formativi degli allievi. Nel secondo caso la funzione docente deve invece essere maggiormente spostata sull’asse organizzativo-relazionale e quindi richiede una maggiore attenzione agli aspetti emotivi e psicologici nella selezione del personale.

È fuori di dubbio che in entrambi i casi è bene che i docenti evidenzino una grande attitudine comunicativa ed una particolare disposizione umana nel comprendere gli altri. È l’empatia infatti la caratteristica che contribuisce a rendere l’azione dell’insegnare coinvolgente e vissuta.
"… Chi dopo un'ora di lezione non ha imparato nulla, non ha fatto imparare nulla ai suoi scolari, ha ripetuto a memoria e non ha vissuto quel che diceva…"(4) .

COME SELEZIONARE E COME VALUTARE IL DOCENTE?
La legge 107/2015 aveva anche introdotto la “valutazione del merito” (art 1 comma 126), in cui ogni Comitato di scuola individuava determinati indicatori di valutazione in relazione al Piano dell’Offerta Formativa, sulla base di aree (qualità dell’insegnamento, risultati ed innovazione, responsabilità organizzativa e didattica), la presenza di un membro interno direttamente individuato dall’Ufficio Scolastico Regionale ne dava un maggior valore potenziale di imparzialità e competenza, anche se non era prevista alcuna selezione ed alcun compenso per queste figure esterne. Anche la valutazione/valorizzazione del merito si è spenta come una candela, insieme a quasi tutti gli altri commi della legge 107 di renziana memoria. Ha lasciato in eredità dei fondi da attribuire a tutto il personale della scuola in sede di contrattazione integrativa di istituto.

Allora su quali criteri si deve basare l’apprezzamento professionale di un docente? L’aspetto emotivo-relazionale potrebbe costituire solo uno degli indicatori per valutarne la competenza e l’attitudine. E se il Comitato di Valutazione di cui fa parte anche il Dirigente scolastico non lo si ritiene sufficientemente idoneo per una selezione, perché si pensa che possa essere spesso influenzato dal dirigente, che ancora deve liberarsi dalla fastidiosa etichetta di “sceriffo”(5) , quali organi o quale tipo di comitato potrà valutarne capacità e competenze?

La presenza dei genitori in un comitato non è spesso garanzia di oggettività ed imparzialità, può capitare che essi si soffermino su aspetti soggettivi legati al vissuto dei propri figli, ai ricordi confusi della loro infanzia, rifacendosi spesso a modelli di docenza sempre più appiattiti sulle esigenze delle piccole tirannie familiari e dei capricci dei bambini. Per cui l’apprezzamento aumenta in proporzione alla disponibilità ed alla pazienza del docente. Neanche l’Università può garantire una corretta osservazione del docente nei diversi ordini di scuola, gli obiettivi e gli approcci con studenti e famiglie sono completamente diversi. Eppure il Dpr che annunciava l’era dell’Autonomia scolastica il n. 275 del 1999 all’art. 8 dichiarava la necessità di individuare a livello nazionale indicatori e standard di valutazione della professione docente.

Quello che però dobbiamo chiederci come cittadini ma anche come nonni e genitori è se dobbiamo attribuire più valore agli esiti degli apprendimenti, allora sono sicuramente utili i test nazionali ed internazionali e dati statistici in uscita da un percorso di studio, oppure attribuire maggiore valore alla relazione all’interno della comunità scolastica e delle scolaresche, alle pratiche di inclusione e di personalizzazione degli apprendimenti.  E senza assolutizzare nessuno dei due aspetti, convincersi che il mandato sociale del docente è altrettanto importante quanto il suo ruolo certificativo istituzionale. Capire che la continua contestazione verso le istituzioni scolastiche e verso l’operato dei prof ne depotenzia il ruolo e ne inficia i risultati. Allo stesso tempo è importante centrare la formazione e l’aggiornamento dei docenti sull’approfondimento dei sistemi simbolico-culturali del curricolo e sulle ragioni soggettive delle dimensioni di sviluppo degli allievi (Frabboni) e di conseguenza valutare i docenti su queste due dimensioni.

Essere docente significa avere una mente aperta, scevra da condizionamenti culturali. Un docente è capace di trovare in sé stesso forza per autoregolarsi e sa essere di esempio con comportamenti coerenti. Un docente sa aver cura di sé stesso per poter poi aver cura degli altri. Questo significa che nonostante le difficoltà della vita egli sa rimanere in sé mantenendo atteggiamenti equilibrati e giusti. Ma questo equilibrio personale con l’attitudine ad instaurare corrette relazioni si costruisce giorno per giorno e lo si conquista anche imparando dai propri allievi e non lo si può valutare attraverso un test o un colloquio, ma lo si deve osservare. Consentiamo allora che i docenti si possano concentrare sugli alunni, liberiamoli dal groviglio di adempimenti amministrativo burocratici o dall’idea che per fare carriera ci si debba dedicare quasi esclusivamente alla collaborazione con il dirigente e con l’ufficio di segreteria, spostiamo l’attenzione sugli alunno come persona piuttosto che sull’accaparramento di fondi. Valutiamoli sulla base dello sviluppo sereno e della crescita dei nostri figli piuttosto che sui like segnati su una pagina social.

 

(1) Nota MIUR del 15 sett 2016, D.M. 850/15 e  Circ Miur  2.08.17. L. 107 art 1 commi da 115 a 120.

(2) In tutta Italia i docenti esperti non potranno superare le 8 mila unità per ciascuno degli anni 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036. Il DL succitato è al vaglio del Parlamento per la conversione in legge e sono stati presentati degli emendamenti per stralciare la norma.

(3) Proposta di legge del 12 maggio 2008, si prevedeva inoltre una procedura di reclutamento simile al modello inglese.

(4) G.Gentile,  Sommario di pedagogia come scienza filosofica 1913, Sansoni Firenze 1942 pp.159

(5) Ricordiamo la procedura della cosiddetta “chiamata diretta” che prevedeva una selezione effettuata direttamente dal dirigente (per questo denominato dai media preside sceriffo) per i docenti dell’organico potenziato di una scuola sulla base di una graduatoria precostituita dagli uffici scolastici provinciali L. 107/2015, art. 1 co 18, 80, 81,82 abrogati al senato il 18 luglio 2019.

Rosella Tirico
Centro Studi Leone XIII


 


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