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PAPA FRANCESCO

 

Papa Francesco, verso il cuore del Vangelo

di Emanuele Vernava

 

La povertà. Ecco il cuore del Vangelo. La povertà è rinuncia. Tettamanzi l'ha chiamata “sobrietà”. Rinuncia al Potere, la tentazione più grande e misteriosa di ognuno di noi. Essa è disseminata in forme sempre più minute che investono tutti, fino alla persona più semplice. “Beati i poveri di spirito”, dice il Discorso della Montagna. Probabilmente noi solo da fanciulli sfuggiamo a questo dramma della “lussuria”, che investirà tutta la nostra vita futura. C'è qualcosa di biblico in questo destino. Lo dice Gesù, “lasciate che i piccoli vengano a me”, rimproverando in maniera mite, come solo Lui sapeva farlo, i discepoli che volevano tenerli lontani “per non disturbarLo”. Solo alcuni riescono a liberarsi da questo fardello che “rovinerà” la nostra vita, lotte continue per “primeggiare” o, comunque, essere “importante” e visibile. Primeggiare, che poi significa essere primo nel rapporto con ciò che conta, il Potere sotto tutte le forme e a tutti i livelli, “il primo boccone”, quasi per un riconoscimento atavico dei diritti del capobranco. La Chiesa nella sua storia non è sfuggita al destino di “ quest'atomo opaco del Male”. Francesco d'Assisi ha fatto esplodere questo bisogno essenziale del cristiano, con tutti i rischi inclusi nella sua “rivoluzione” o meglio “conversione”, quando da poco Innovcenzo III aveva fatto massacrare gli Albigesi, ultimi della serie degli eretici prima di S.Francesco. E poi l'altro, Francesco di Sales, il gesuita come Jorge Mario Bergoglio ovvero Papa Francesco I, quello che diceva che si prendono più mosche con un cucchiaio di miele che con un barile d'aceto. Papa Francesco non s'è chiamato Papa affacciandosi alla finestra su Piazza S.Pietro. Non s'è chiamato Papa, ma semplicemente Vescovo di Roma, “che presiede nella carità” sulle chiese di tutta la Terra. Siamo lontani le mille miglia proverbiali dall' Era Constantiniana. La “conversione” di Giovanni XXIII sta avendo i suoi frutti, da Paolo VI, a Papa Luciani, a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI, ed ora a Papa Francesco. Uno dei problemi che vive la nostra conoscenza oggi è quello di non esercitarsi nel leggere “i segni dei tempi”. Non tanto per prevedere chissà quali eventi conclusivi della storia dell'uomo sulla Terra, ma per individuare gli “eroi” del nostro tempo, che, con la loro vita a volte drammatica, guidano il nostro cammino verso il cuore del Vangelo. Che poi è l'amore per gli altri, la solidarietà con i più deboli. O la difesa senza compromessi del diritto alla giustizia dei poveri, che non riguarda solo i “poveri di spirito”, ma, come dice Mons. Paglia per televisione, miliardi di persone nel mondo che muoiono letteralmente di fame. E ciò di fronte alla nostra opulenza materiale e tanto freddo nel cuore “che per poco non si spaura”. Questi eroi della storia umana, che lottano per i più deboli fino al sacrificio della vita, partono proprio da Gesù Cristo e arrivano ai nostri giorni e Papa Francesco mi sembra l'ultimo della serie. Il mio sogno è quello che la Comunicazione non insegua i “grandi” che si trovano in ogni campo della vita sociale e nella storia. Il mio sogno è che essa si sforzi di essere tramite tra noi e questo mondo di seguaci di Cristo o di uomini “poveri”, anche non credenti, che rinunciano a tutte le loro ricchezze e le “distribuiscono” ai poveri. Proprio come Francesco d'Assisi, figlio del ricco mercante ser Pietro Bernardone,che abbandona tutto in nome di “Madonna Povertà” e per ricostruire, come quella ormai in rovina di S.Damiano, la Chiesa, allora palesemente molto lontana dal Vangelo. E come il nostro Francesco I, che è “in cammino” anche lui, predica anche lui la Parola, ma soprattutto “confessa Cristo crocifisso”, davanti al Mondo o al Potere. “Chi non lo facesse, si fa portavoce del Diavolo”, aggiunge. Leggere “ i segni dei tempi” vuol dire anche far tesoro dell'esperienza. E dall'elezione di Francesco I, profondamente “povero” e convintamente tale, una scelta veramente dello Spirito, dobbiamo imparare che nessuna conversione o rivoluzione verrà mai dagli inquilini del Palazzo, ma sempre da qualcuno che ha fatto di “Piazza Grande” la sua casa. Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, oggi FrancescoI. “Lo Spirito soffia dove vuole”, e vuole sempre soffiare verso i poveri. “I poveri salveranno il mondo”.