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15/03/2025
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Donne contrarie ad armi e guerre JANE ADDAMS, LA FILOSOFA DIMENTICATA |
di Antonia Flaminia Chiari |
Laura Jane Addams è stata una intellettuale, ricercatrice, riformatrice americana, attivista e pacifista. Ha vissuto per molti anni a Chicago e ha fondato, nella seconda metà dell’Ottocento, la Hull House, un insediamento sociale finalizzato a riconoscere e combattere le disuguaglianze sociali ed economiche dei quartieri più poveri di Chicago, in cui vivevano molti immigrati e donne, arrivate in America con la speranza di realizzare il tanto ambito sogno americano.
Il ruolo di Jane Addams come filosofa è stato portato alla luce negli anni Novanta del secolo scorso. Prima di allora le si è dato valore per le battaglie civili combattute sul campo e per le quali, nel 1931, è stata insignita del Nobel per la pace. Ella coltivò una fruttuosa amicizia con Jhon Dewey, influenzandosi reciprocamente nella tradizione del pragmatismo americano, la cui idea di fondo consiste nel collegare i nostri concetti e le nostre teorie alla condotta umana.
Una nuova coscienza e un antico male è il libro scritto da Jane Addams. Nell’indagine, basata su un’ampia documentazione empirica, in questo come in La schiavitù delle donne, scritto al tempo dell’abolizionismo, denunciava la tratta delle bianche e ne descriveva i contorni, a partire dall’ascolto delle vittime: le ragazze immigrate dall’Europa, sole, indebitate e senza alcuna conoscenza della lingua inglese, le commesse dei grandi magazzini retribuite con salari al di sotto della sopravvivenza, le contadine che approdavano in città con l’impegno di alleviare la miseria delle famiglie. A centinaia, giovanissime, venivano abbandonate dall’innamorato di turno e introdotte al vizio commercializzato, alla prostituzione.
Jane Addams ha anticipato molti temi contemporanei. L’idea della interdipendenza di tutti gli esseri umani, il rispetto per le differenze, l’enfasi sulla cooperazione, l’opposizione verso ogni comportamento che sostenesse la divisione, lo sfruttamento, la competizione, la preoccupazione per il degrado ambientale urbano avvicinano la filosofa alla visione ecofemminista contemporanea. In numerose opere vi è la consapevolezza che l’avvento del patriarcato aveva rotto un equilibrio antico tra le donne e la natura, tra le donne la terra e il lavoro del pane. Il valore delle attività tradizionali delle donne volte a produrre e porgere il nutrimento rivestirà sempre un ruolo centrale nel pensiero sociale e pacifista di Addams, fino a diventare l’aspetto fondamentale della sua elaborazione teorica, il sistema di valori che permeava l’attività del settlement. La Addams attribuiva alla domesticità un ampio significato sociale e morale e in essa individuò il modo specifico delle donne di realizzare la cittadinanza.
Accanto ai temi ricorrenti nei suoi scritti degli anni del Primo conflitto mondiale, è rilevante la volontà delle donne di opporsi alla guerra, di rivendicare la dignità del proprio ruolo di protettrici della vita, la loro capacità di parlare di pace. I valori familiari, i sentimenti di empatia, la libertà di pensiero, erano quotidianamente offesi da una guerra che faceva appello alla lealtà tribale. Lo stesso concetto di patriottismo aveva perduto il suo significato più elevato per divenire un impulso arcaico che soffocava <<le forze morali del genere umano>>. In questo processo di degradazione le donne erano trascinate in una condizione di inferiorità private della responsabilità e della dignità acquisite con fatica nel corso dei secoli. La supremazia del potere militare su quello civile, la negazione e la restrizione delle libertà e dei diritti precludevano la possibilità per le donne di avere un ruolo dignitoso nelle istituzioni e nella società.
Ridotte alla schiavitù sessuale, alla funzione di riproduttrici destinate a saziare la voracità della guerra di “carne umana”, le donne erano esposte alla violenza, private della capacità di autodifesa.
Il tema della violenza alle donne è dunque inserito in un processo generale di impoverimento spirituale della società e di militarizzazione dello stato; una violenza pervasiva, profonda, causata in primo luogo dalla mobilitazione patriottica che aveva investito la società civile e che stava distruggendo il concetto steso di valore della cura e della vita umana in cui le donne si erano sempre riconosciute. Ovunque, infatti, i bambini, i disabili, gli anziani, stavano perdendo la vita in misure superiore ai combattenti, ovunque gli sforzi per ridurre la mortalità infantile e per proteggere i deboli erano cessati e le preoccupazioni per le generazioni future erano svanite.
Un arretramento di civiltà in cui gli uomini e le donne in ogni paese erano stati trascinati e quasi imprigionati. Sulle pagine di un quotidiano di grande diffusione, la pacifista, evitando il termine barbarie e barbaro, volle demolire gli stereotipi e le metafore della propaganda che insistevano sull’immagine della debole vittima esposta alla violenza sessuale da parte dal nemico e quella da difensore della famiglia. Jane Addams pone l’accento sui sentimenti di solidarietà delle donne verso le donne, e di consapevolezza che avrebbe spinto le donne a lanciare un atto di accusa contro la guerra in sé.
Nelle parole, nei toni della voce e nelle espressioni del viso delle madri Addams colse i segni del conflitto interiore, legato al contenuto etico di conservare la vita.
Il saggio di Addams è straordinariamente attuale nella ricognizione delle cause e delle responsabilità dell’antico male. Viene in mente, leggendo i toni e la profonda empatia con le ragazze vittime della schiavitù, la figura di Lina Merlin, madre costituente, prima senatrice della Repubblica, a cui si deve l’abolizione delle case chiuse in Italia. La Merlin, come la Addams, pensava che il commercio sessuale fosse – e lo è - un oltraggio alla dignità delle donne e che esso andasse estirpato con misure educative, legislative, di scoraggiamento se non di repressione della domanda, e di protezione sociale delle vittime. Quello che Jane Addams non poteva sapere era che non sarebbe bastata l’emancipazione femminile a liberare le donne dallo sfruttamento sessuale: basti pensare alla moderna tratta, che oggi come allora riguarda giovani immigrate e donne vulnerabili in generale. Occorre un’altra sommossa a favore delle ragazze vittime del più vile mercantilismo. Non adesso. Non ancora.
Antonia Flaminia Chiari
Centro Studi Leone XIII
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