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30/11/2023

‘C’è ancora domani’ e
l’importanza di andare a votare
di Michele Lacava

 

C’è un film italiano che sta riscuotendo un grande successo di critica e pubblico: sto parlando di C’è ancora domani dell’attrice romana Paola Cortellesi, che da più di un mese sta trascinando intere masse di appassionati della settima arte e non verso il grande schermo. La Cortellesi inizia così col botto la sua esperienza dietro la cinepresa, confezionando un’opera importante aldilà del mero significato artistico e cinematografico, in perfetta linea con il suo stile e perfettamente a passo coi tempi. Tanta ironia e tanto umorismo, quindi, nella pellicola, nonostante quella narrata sia una vicenda di soprusi e violenza domestica, che non risparmia critiche al modello patriarcale su cui si è retta - e si regge ancora oggi - la società italiana. La storia si svolge nell’immediato dopoguerra e ha come cornice la Roma popolare, quella delle borgate, dove Delia (interpretata dalla stessa Cortellesi) governa con dignità uno squallido sottoscala tra uno schiaffo del marito (Valerio Mastandrea) - un reduce di guerra che sfrutta i traumi rimediati nel conflitto come scusa per umiliarla e vessarla anche davanti ai figli - e una palpatina schivata di un suocero rozzo e scorbutico allettato di cui si prende cura, che le rimprovera l’arguzia e la preferirebbe remissiva e subordinata più di quanto già non lo sia. Malgrado la sua misera condizione famigliare, Delia, ha un sogno: vorrebbe che sua figlia adolescente Marcella trovasse un uomo alla sua altezza, che la rispetti e le offra un’esistenza migliore della sua.

L’opportunità di realizzarlo sembra arrivare quando Marcella si fidanza con un suo coetaneo benestante, ma lui rivelerà presto la sua natura dispotica e la sua indole violenta costringendo Delia ad escogitare un piano per mandare in fumo il matrimonio. La vera occasione per emanciparsi si presenterà solo con l’arrivo della tessera elettorale per via postale, che preannuncerà una svolta storica per lei e per tutte le donne italiane dell’epoca. Dunque, la pellicola di Paola Cortellesi non si rende solo attuale per la centralità che riserva al tema della parità di genere. Ma anche perché, attraverso la rappresentazione del fervore individuale e collettivo che travolse gli italiani in quel fatidico 2 giugno 1946, ci ricorda il valore del diritto di voto e quanto sia necessario esercitarlo per noi cittadini al fine di prendere parte ai processi della decisione politica. Questo concetto è esemplificato magistralmente nel finale attraverso la protagonista che, anziché fuggire lontano dai suoi problemi, sceglierà coraggiosamente di affrontarli recandosi alle urne insieme ad altri milioni di sue concittadine. Non la fuga, quindi, ma la presa di coscienza sul reale e le sue problematiche, e un agire in prima persona per migliorare le proprie condizioni di vita. Il nostro presente, invece, appare quasi agli antipodi con quello narrato nel film, essendo calato in un periodo storico in cui gli eventi elettorali vengono accolti con noia e fastidio nel migliore dei casi, e nei peggiori con scetticismo o, addirittura, indifferenza.

Il risultato di questi atteggiamenti è un astensionismo dilagante, che ultimamente domina ogni elezione politica uscendone come unico e vero vincitore, in quanto molti cittadini hanno rinunciato ormai ad esprimersi alle urne perché non si sentono più rappresentati come vorrebbero dai partiti e dai loro candidati. Ecco perché il film della Cortellesi si impone come una visione necessaria oggi più che mai. Delia, malgrado la sua modesta estrazione sociale e la sua scarsa istruzione, comprende benissimo il valore e il significato di un evento come il suffragio, e vuole a tutti i costi parteciparvi per dare una svolta al suo futuro e a quello di sua figlia. Tornando ai nostri giorni, a quasi ottant’anni da quegli avvenimenti, rinunciare ad esercitare il diritto di voto significa consentire comunque e in maniera indiretta a qualcun altro di decidere al nostro posto. Il risultato sarebbe una classe dirigente come quella attuale, che rappresenta solo una piccola parte del nostro Paese, ma che è riuscita lo stesso a salire al potere grazie ai numerosissimi astenuti. Oggi, guardare C’è ancora domani è un’ottima occasione per ricordarci la necessità di adempiere ai nostri doveri civici. Il film è ancora nelle sale ma spero che presto arrivi anche nelle scuole perché è lì che si formano, o almeno, dovrebbero formarsi i futuri cittadini in un presente sempre più a corto di consapevolezza e coscienza civica.   

Michele Lacava
Centro Studi Leone XIII

 

 

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