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02/01/2022

Impronte di Dio nell'Universo

 

1. Il prossimo anno, 31 ottobre 2022, cadrà il 30° anniversario della riabilitazione di Galileo Galilei. Nel 1633 il padre della scienza moderna era stato condannato dalla chiesa cattolica all’abiura delle sue concezioni astronomiche. Dovremo ricordarcene, il prossimo anno, per festeggiare l’evento, il 30° anniversario, con nuove riflessioni e ristabilire il giusto grado di verità di uno scienziato che aveva tentato di convincere, già quattro secoli fa, che la scienza e la fede non sono in contrasto ma in accordo, che cioè scienza, ragione e fede contengono testimonianze della presenza di Dio nell’universo, anzi, Dio ne è l’artefice. La fede e la scienza, nei rispettivi ambiti di ricerca, possono trovare Dio se vogliono e sanno cercarlo per darne testimonianza, in ciò sostenuti dalla filosofia come logica. La teologia, la filosofia, la scienza sono ambiti intellettuali che si accordano e non si ostacolano, che cercano punti di contatto e non di scontro per favorirne la conoscenza e comunicarla. Già Platone nel Simposio avvertiva: “Ciò che non si possiede né si conosce, non si può dare né insegnare ad altri”. La filosofia ha fatto – e fa – della ricerca il suo campo di indagine privilegiato per “amore della sapienza”, è essa stessa amore del sapere e il sapere è ottenuto dalla ricerca (in Socrate la ricerca non ha mai fine). L’accordo tra teologia, filosofia e scienza è fondamentale. Ma per me personalmente fondamentale è anzitutto la fede, sia per le indagini nel campo della filosofia naturale (la fisica e le scienze sperimentali) sia nei settori antropologici, nella vita con gli altri, nelle condizioni economiche e le relazioni sociali: tutto sia a misura d’uomo, tutto sia umanizzato. L’antropologia cristiana ci sollecita all’azione, verso le opere, verso le scelte di campo. E in ciò il soccorso di Leone XIII è immediato e preciso: non c’è soluzione all’uomo e alle questioni sociali fuori del Vangelo.

2. “Cerco nelle pietre le impronte del Creatore”, scrive Galileo Galilei. Le sue prospettive sono la ricerca e la certezza di Dio, ricerca fisica e ricerca di Dio sono inscindibili, ambiti di ricerca diversi ma ambiti che si accordano e si completano, ambiti “fede e ragione” che vengono da molto lontano, da Sant’Agostino a San Tommaso e quasi a tutta intera la riflessione filosofica. Per noi cristiani oggi, come lo era per Galileo Galilei, le impronte di Dio nell’universo possono essere scoperte. Basta cercarle, o meglio, basta saperle cercare. Intuirle, attraverso operazioni intellettuali spingendo il pensiero in profondità con la filosofia, con la logica, e attraverso la ricerca scientifica nei settori della scienza sperimentale. Che la terra girasse intorno al sole è risultato di appassionate ricerche con uomini di scienza nel 1500 come Tycho Brahe, Keplero, Copernico e Galileo. Ma la visione eliocentrica dell’universo è anzitutto intuizione filosofica. Nel terzo secolo a.C. Aristarco di Samo, filosofo e astronomo greco, aveva teorizzato che il sole e le stelle fossero ferme e che la terra e i pianeti vi girassero intorno percorrendo una circonferenza. Tra il V e il I secolo a.C. sorgono in Grecia autori come Leucippo, Democrito, Epicuro, Lucrezio, filosofi che teorizzavano nella materia la presenza di particelle minuscole e indivisibili, gli atomi. La ricerca scientifica scoprirà l’atomo e le sue proprietà verso la fine del 1800. Si parte da un’intuizione, si formula una ipotesi, e attraverso vari gradi si può arrivare alla certezza di ciò che in precedenza veniva considerato vero. Verità e certezza possono andare d’accordo, possono procedere, possono andare avanti sostenendosi. La certezza può essere la dimostrazione – o la confutazione – di ciò che era pensato come vero (il sole che nasce a Oriente e tramonta ad Occidente fa ritenere vero che è il sole si muove e la terra sta ferma, il remo in acqua che si vede spezzato in realtà è un effetto ottico che in fisica prende il nome di rifrazione). Ogni verità ha necessità di venire accertata. Favorire la ricerca è favorire l’accordo tra il vero ed il certo.

3. E che ogni particella dell’Universo, sulla terra o sulle stelle, abbia le stesse proprietà fondamentali è conquista scientifica del secolo scorso. Ma se torniamo indietro di tre secoli, troviamo il “genio universale”, Leibnitz, filosofo matematico e molto altro ancora, che ipotizza – tra le altre sue straordinarie intuizioni – il sistema “monadologia”. Le monadi, atomi spirituali, individuali, eterni, indivisibili, hanno dentro di sé, dentro ogni monade, cioè, l’intero universo, ogni monade riflette l’intero universo senza vederlo, senza poterlo vedere. Ogni monade è chiusa, non ha finestre per vedere oltre, ma ogni monade sa perfettamente di essere sostanza al pari delle infinite altre monadi per un’armonia prestabilita. Ogni monade è nello stesso tempo tutte le altre, con diversi gradi di consapevolezza ma tutte sono parte di un’unica sostanza, l’armonia prestabilita, Dio, monade delle monadi: straordinario impianto teorico di quel genio universale. Ogni monade contiene le stesse tracce dell’intero universo. Circa duecento anni dopo, verso la fine del 1800, la fisica scoprirà che i mattoni fondamentali dell’universo sono presenti in un granello di materia della luna, in un frammento di stelle, in un granello di sabbia della terra, in un nostro capello. La filosofia di Leibnitz ha spinto il pensiero in tale profondità da immaginare ciò che la scienza sperimentale avrebbe dimostrato attraverso strumenti di analisi e di controllo. L’accordo tra nozioni astratte, speculazione filosofica e l’accertamento del vero passa dunque attraverso la ricerca. Le impronte di Dio nell’universo si trovano con la capacità di saperle cercare. Scrive Galilei: “I cento luoghi delle Sacre Lettere ci insegnano come la gloria e la grandezza del sommo Dio si scorge in tutte le sue fatture”. Nel gran libro della natura si scopre la grandezza di Dio, autore delle cose, e – aggiunge – questa è materia della filosofia naturale non dei teologi, ma i due libri – la teologia e la filosofia naturale (cioè la scienza) – sono in accordo tra di loro.

4. In questo universo conosciuto, retto da grandi immutabili leggi, dalla gravitazione universale alla più piccola particella nota, forse il bosone di Higgs – la particella di Dio – o i quark o i neutrini o i fotoni (ci dirà meglio il fisico), è possibile che questa straordinaria organizzazione dell’universo sia il risultato del caos o del caso? Può, il caos magari generato da un’esplosione del cosmo 15 miliardi di anni fa chiamata big bang, può il caos dare origine a quella che noi chiamiamo ordine, armonia prestabilita, accordo cosmologico, o anche Logos, o ragione universale, o, per dirla in breve, logica? Logica frutto del caos? Noi pensiamo che la mente universale che ha una sua logica interna abbia prodotto questo universo in movimento che la scienza sperimentale, e forse anche la filosofia, sono in grado di giustificare, lavorando e cercando, con molta umiltà, ancora di più le tracce dell’artefice di questo impianto che risulta essere lo spettacolo più bello che ogni occhio possa immaginare. La logica dell’artefice dell’universo va indagata con tutti gli strumenti, da quelli fisici agli strumenti della mente. Ogni giorno uomini e donne di studio e di scienza ci raccontano, e ce ne rendiamo conto, che dietro ad ogni scoperta scientifica c’è una ragione interna. C’è una sua logica. Ebbene, quella logica dovrà pur chiedere qualcosa a noi, esseri razionali che la pensiamo. Quella logica ci chiederà un accordo, razionale e logico. Chiederà la nostra adesione ad un progetto universale. Le encicliche sono le “raccomandazioni” della chiesa cattolica. “Deus caritas est”, prima lettera enciclica di Benedetto XVI che avverte: “Il tema non è immediatamente ecumenico, ma il quadro e il sottofondo sono ecumenici, perché Dio e il nostro amore sono la condizione dell'unità dei cristiani. Sono la condizione della pace nel mondo. E quella di papa Francesco, due anni fa, “Fratelli tutti”, che propone la terapia della fraternità in un mondo malato e non solo di Covid. La filosofia cristiana impegna la nostra adesione ad un progetto universale. Ce lo chiede la Logica interna all’universo.

5. Quella logica non è tecnicismo. O sei figlio di quella logica universale, cioè di Dio, o sei figlio della tecnica, che è la più alta forma di razionalità umana finora conosciuta (il computer lo è in forma particolare). La tecnica non è la tecnologia (questa penna, questa lampadina, questo microfono). La tecnica ha a che fare con l’accordo con un sistema di vita che privilegia il massimo risultato col minimo sforzo, cioè con l’impiego minimo dei mezzi. La tecnica è una forma di razionalità altissima dell’uomo, la più alta forma di razionalità che si identifica con i suoi valori (danaro, efficienza, efficacia, velocità, tempo). L’antropologia cristiana è altro rispetto alla tecnica, l’antropologia cristiana ha un valore umanistico fondamentale, cioè fonda lo stesso concetto di antropologia. L’età dei consumi è il consumo forzato, è l’età nichilistica: il nichilismo è il consumo forzato, è il buttar via ciò che è vecchio e rimpiazzarlo con ciò che è nuovo (costa meno). Sviluppiamo questo concetto, e la ricerca ci porterà noi sappiamo dove, cioè a buttar via ciò che non serve, a sbarazzarci del vecchio, gli oggetti come i valori come la tradizione (il Natale ha gli anni contati). C’è una terapia possibile però che si intravede e sicuramente ne vale la pena: ripresa delle discipline umanistiche, quelle che studiano l’uomo e la condizione umana: la letteratura, la pedagogia, la filosofia, la storia, le arti visive ecc., discipline che conducono alla centralità dell’uomo e alle sue relazioni umane. Aristotele diceva che l’uomo che entra in una città e pensa di poter fare a meno degli altri o è bestia o è Dio. L’antropologia cristiana con le discipline umanistiche possono e debbono fare molto. Recuperare il rapporto uomo-uomo, persona a persona. Rapporto intersoggettivo, relazioni umane che conducono alla relazione delle relazioni, la relazione con Dio. Dice san Tommaso: “Senza il fine ultimo, i fini intermedi cessano”. Logos come fine ultimo. Logos è origine e ordine razionale e logico del mondo, è sapienza di Dio in ogni realtà, tutto è stato fatto attraverso Dio. La filosofia cristiana non tentenna, non sbanda. Indica una strada. Don Giussani, uno dei miei autori di riferimento, nel suo testo fondamentale “Il senso religioso”, impegna: “Per che cosa vale la pena di vivere? Qual è il significato della realtà? Che senso ha l’esistenza”? Fare le cose, e farle bene, ammonisce, perché, come dice Tommaso d’Aquino: “Senza il fine ultimo, i fini intermedi cessano”. 

Pasquale Tucciariello, Centro Studi Leone XIII, 10 Dicembre 2021 

 

IMPRONTE DI DIO NELL'UNIVERSO
Dibattito in diretta stremaing a cura di TG7 Basilicata
10/12/2021


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