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24/07/2021
In ricordo del Prof. Giuseppe Russillo |
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di Franca Pinto Minerva |
A tre mesi dalla sua dipartita, con la sua discreta ed elegante presenza, Giuseppe Russillo ci ha lasciato l’attualità delle sue utopie e del suo impegno per la libertà e la democrazia.
Nato a Rionero in Vulture nel 1935, agli inizi degli anni Sessanta si trasferisce a Bari,
dove inizia la sua carriera universitaria. Allievo di Gino Corallo, a cui resta legato da
perenne amicizia, prosegue il suo percorso accademico sino a diventare Ordinario di
Pedagogia Generale e Sociale, ricoprendo numerosi incarichi all’interno dell’Ateneo
barese. Direttore dell’Istituto di Pedagogia della Facoltà di Magistero dal ’76 al ’79,
avvia la sperimentazione di un Corso di Laurea per Insegnanti di scuola primaria,
curando la pubblicazione dei Quaderni d’Istituto, in cui confluiscono studi e ricerche
sulle innovazioni didattiche in corso.
Da meridionalista impegnato, attento a favorire lo sviluppo della cultura delle aree
interne, fonda la rivista Laboratorio Educativo Meridionale per l’Europa, aperta a
significativi contributi di studiosi su tematiche educative e socio‐culturali.
Tra le sue pubblicazioni più recenti e significative: “Il primato dell’educazione, ed
Palomar Bari 2000; La scuola verso l’autogestione, Bari, Palomar 2002;
“Problematicità e problematica dell’educazione”, Bari Giuseppe Laterza 2003, “Dove
va l’Università?” LEM, n. 28/29 2004; “Il Processo educativo”, Senso Funzione
Organizzazione, Ed. Palomar 2005.
Il pensiero dei suoi studi, dei suoi ideali, sono una preziosa eredità per continuare a
disvelare e comprendere le contraddizioni di una società iniqua ma, altresì, per
individuare linee di una progettualità culturale, sociale e politica sostenuta da una
illuminata dimensione pedagogica.
Il suo contributo teorico e operativo ad una pedagogia problematica e critica è rivolto,
prioritariamente, alle fasce svantaggiate, agli umili, agli invisibili che, ancora oggi,
rappresentano una realtà dolente, in una società dalle profonde disuguaglianze.
Studi e proposte, ancora più vitali, considerando come gli esuli delle campagne, che
negli anni del secondo dopoguerra si dirigevano verso le città del Sud e Nord d’ Italia,
desiderosi di “essere accolti”, oggi includono le erranze che, quotidianamente,
approdano (quando approdano) sulle nostre coste, mossi dal bisogno di trovare la
terra promessa.
All’interno di questo scenario Russillo mette a fuoco la crucialità di un progetto di alfabetizzazione cognitiva ed emotiva, precondizione ineludibile di emancipazione e liberazione da tutte quelle forme di esclusione e dipendenza, ancora presenti in vaste zone del nostro Sud. E’ attraverso il trinomio istruzione, formazione, educazione, che è possibile diffondere e rendere concreti il diritto alla vita, alla creatività, alla felicità da assicurare a tutti, nel rispetto delle differenze. Il riferimento è agli alfabeti della lingua necessari a costruire parole democratiche, ovvero parole della scienza e dell’arte, della poesia e della musica come “bene comune” da garantire a tutti indistintamente.
Sono questi gli ideali costanti della produzione scientifica, nell’ambito dell’educazione ricorrente e permanente, nell’impegno profuso all’organizzazione dei corsi per i lavoratori delle 150 ore, nella sua costante partecipazione alle iniziative legate ai centri dei Servizi Culturali, alla Formazione dei Formatori, degli Educatori, oltre che dei Docenti di ogni ordine e grado.
Si tratta di iniziative fortemente correlate al suo impegno sindacale, testimoniato dal ruolo ricoperto come Segretario Provinciale della CISL Università, ove porta avanti le istanze di un’Istituzione che poneva esigenze di stretto collegamento con il territorio, richiedendo ideazione e progettazione di corsi di formazione sui nuovi ambiti d’intervento. È così che, negli anni ’90, anni di grandi fermenti ideologici, è eletto Consigliere nel Consiglio di Amministrazione dell’Università.
Da intellettuale del Sud, di salveminiana memoria, è sempre pronto ad accogliere e difendere le problematiche emergenti di una società complessa in trasformazione, con tutto il bagaglio di urgenze che richiedeva un sistema formativo aperto alle istanze di un mondo nuovo. In quegli anni di lotta per la conquista dei diritti democratici, Russillo si impegna a collegare la formazione al lavoro, l’Università alla fabbrica, avendo ben chiaro che solo l’istruzione e la formazione sarebbero state in grado di garantire quel riscatto delle categorie sociali abbandonate e deprivate degli alfabeti del potere, liberandole dalle forme di alienazione e sfruttamento.
Sempre in quel periodo continua la sua militanza nel partito socialista, nel quale ritrova rispondenza ai suoi ideali di mediazione e concertazione. Si trattò di avviare una vera e propria “sfida pedagogica”, volta a realizzare quella contaminazione tra saperi diversi e mondi divisi e lontani, tra scuola e lavoro, tra docenti ed educatori dell’extra scuola.
Partecipa attivamente al Movimento di Cooperativa Educativa (MCE), legato alle idee di Celestin Freinet, Mario Lodi e Bruno Ciari. È promotore di molte Cooperative Sociali, costituendo, altresì, il Laboratorio di Educazione degli Adulti (LEDA).
Il suo sguardo si allarga anche oltre frontiera, collaborando con Università estere, in particolare con la Francia, dove si reca periodicamente a coltivare i suoi studi.
Significativa è l’esperienza nelle Maisones de la culture. Feconda e intensa collaborazione stringe con illustri rappresentanti della Pedagogia Istituzionale, come G. Lapassade e, in particolar modo, con J. Ardoino, dell’Università di Paris VIII, nella banlieu di Saint Denis.
Gli anni 2000 lo hanno visto, sempre vigile e critico, portare avanti, con lungimiranza,
tenacia e fermezza, il suo credo pedagogico: la difesa ad oltranza dei valori umani e
dei diritti del lavoratore.
Fin qui l’impegno scientifico. Ma, quel che va ulteriormente sottolineata, è la sua
dimensione umana. Allo studioso raffinato, si accompagnano gentilezza, disponibilità,
capacità di ascolto, mitezza non meno che determinatezza e rigore.
La profondità del suo sguardo, la sottile autoironia, la generosità, la meraviglia e la curiosità per il mondo della vita, il suo amore per la filosofia, sono tutti tratti distintivi di un generoso Maestro per intere generazioni di studenti. È significativo che, poco prima di andarsene, stesse rileggendo passi di J.P Sartre che, accanto ad A. Camus, è stato un autore da lui sempre amato e che tanto ha influenzato il suo pensiero e le sue scelte esistenziali.
Franca Pinto Minerva
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