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09/03/2021

Parco del Vulture, cercasi Presidente

 

L’emorragia migratoria va fermata con politiche di investimento mirate e il Parco del Vulture, istituito con legge regionale nel novembre 2017, ha non solo lo scopo di conservare e di tutelare il patrimonio boschivo ed ambientale in genere in ogni sua componente, ma anche di promuovere e sviluppare attività economiche compatibili con il territorio. E tutto questo ridotto in estrema sintesi (la legge è spiegata in circa 40 pagine) favorisce uno straordinario volano di sviluppo culturale e socioeconomico in generale. In pratica, nel Vulture c’è lavoro per tutti perché ci sono le condizioni per invertire la tendenza in atto che impoverisce il territorio e favorisce emarginazione ed emigrazione. E quindi siamo in presenza di due fattori opposti: a) alti indici di disoccupazione, di impoverimento delle attività economiche, di emigrazione giovanile ed intellettuale; b) straordinarie possibilità di sviluppo culturale, sociale ed economico attraverso un uso sostenibile del territorio e delle sue vocazioni. Vien da ricordare, a questo punto, che in regione vi sono due eccezionali situazioni particolarmente emergenti rispetto alle altre: abbiamo il petrolio, bacino che assicura il 60 per cento del greggio in Italia e abbiamo la Fiat, azienda tecnologicamente avanzata tra le prime in Europa. Con queste due situazioni fuori dal comune che garantiscono straordinarie ricchezze per l’intera regione, negli ultimi 25 anni la classe politica regionale di sinistra ci ha trascinati verso il fondo, verso disoccupazione-sottoccupazione-emigrazione-povertà-clientelismo evidentemente per incapacità di gestire le risorse e le opportunità del territorio. Un anno e mezzo fa abbiamo votato, la sinistra è stata mandata a casa (anche col nostro contribuito) e la destra governa la Regione da un anno e mezzo (i cambiamenti sono ancora incerti per essere notati. Ma questa è un’altra storia, che prima o poi dovremo raccontare).

Ora noi vogliamo che si chiarisca una volta per tutte: il Parco dovrà diventare: a) luogo di spesa per circa 300 mila euro l’anno e fare qualcosina qua e là (cioè un carrozzone), e allora va bene che a dirigerlo sia uno messo lì con criteri da spartizione delle poltrone; b) luogo di sviluppo sostenibile per capacità attrattive e centralità di interessi economici dell’area per occupazione produttiva, e allora ci vuole un manager creativo dalle elevate capacità culturali ed imprenditoriali.

Noi chiediamo che si chiarisca se il Parco del Vulture debba essere mantenuto e sovvenzionato con contributi pubblici come si fa per le situazioni in sofferenza o invece proporsi motore di sviluppo traendo risorse per sé e anche per altri. Basta contributi pubblici a carrozzoni inutili e dispendiosi. È tempo di fermare l’emorragia dei nostri ragazzi che lasciano la regione e vanno via a cercare lavoro. L’emorragia migratoria va fermata con politiche di investimento mirate. Chiediamo con insistenza cambiamenti significativi. E chiediamo che la Regione e i sindaci trovino i giusti accordi. Subito. Queste lentezze e questi ritardi non si giustificano più.

Pasquale Tucciariello
Centro Studi Leone XIII


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